Twitter mania

Il Twitterer della porta accanto - Repubblica 28/04/2013

 

Un'interessante spaccato di Twitter

 

Si chiamano Bonnie La Cozza, Grande Lebowska o Insopportabile. Sono perfetti sconosciuti. Ingegneri, ragionieri, receptionist o insegnanti che, a colpi di battute in 140 caratteri, hanno conquistato fino a centomila fan. Ecco come. E soprattutto perché

 

di EMILIO MARRESE

 

FACILE essere Michelle Hunziker e sfamare i propri 750mila seguaci con concetti tipo "Un bacio a tutti gli amici di twitter!!!!! Muà Muà Muà" (mercoledì 25 aprile, ore 15.40). Meno facile, se sei la receptionist di un agriturismo o un ragioniere leccese, conquistare un pubblico di quindicimila utenti, fate conto un bel paesone come Ponsacco (o il triplo dei sostenitori di Rodotà sul web). Meno facile, altrettanto, attirare tra i propri followers addirittura Barack Obama, se ti chiami Marco Lupoi e ti occupi di fumetti, eppure i tuoi pensieri liofilizzati in 140 caratteri li leggono oltre centomila persone (e qui siamo già a una Bolzano virtuale).

LE SCHEDE CHI SONO LE TWEET-STAR

In principio furono i blogger poi venne YouTube a selezionare dall'anonimato autori, opinionisti e talenti comici (tipo Maccio Capatonda o Guglielmo Scilla, oggi deejay, attore e scrittore). Adesso è il momento di pescare su Twitter tra le centinaia di sconosciuti ingegneri, contabili, insegnanti, grafici, disoccupati eccetera, capaci di fare concorrenza, quanto ad audience, ad artisti o personaggi già noti, ritagliandosi  una popolarità sul web a colpi di battute, aforismi o invettive su politica, sesso, calcio, tv, gente e semplicemente sugli affaracci loro. In sintesi:

 
 

il cazzeggio all'ennesima potenza. Di cui sono maestri al pari di chi ne aveva già fatto mestiere prima ancora dell'avvento di Twitter, come i seguitissimi Lia Celi, Johnny Palomba, Guia Soncini o Selvaggia Lucarelli.

LA GALLERIA I TWEET DELLA PORTA ACCANTO

È satira dal basso. I più compulsivi sparano in media un tweet all'ora, dopocena poi è una santabarbara dal divano. Macchianera, all'anagrafe Gianluca Neri, 41enne ragioniere, ha escogitato anche gli awards per premiare ogni anno i twittatori non vip più divertenti e arguti. E per qualcuno di loro il gioco si sta tramutando in qualcosa di più, visto che arrivano proposte per scrivere libri, blog, testi televisivi, veline politiche o articoli sul giardinaggio.

"Io continuo a fare la spesa con il mio vecchio stipendio 1.0, ma ho la possibilità di pettinarmi l'ego con i complimenti della gente, un bacino di pazzi sempre pronti a leggere qualsiasi cosa io scriva, cazzate, battute o cose più serie" dice Massimo Santamicone, progettista web abruzzese di 38 anni laureato in Filosofia, in arte Azael. È uno di quelli che si sono inventati il falso Casaleggio che sta spopolando con una raffica di assiomi assurdi ("Evitare sprechi. Aprire vongole chiuse" "Basta ingannare la gente. Vendere fusilli srotolati" o "Patrimoniale sui gattini"). "E il bello è che continuano ad arrivare risposte serie". Eh, il Popolo della Rete. Che poi non significa nulla: anche su Twitter, come in uno stadio o al supermercato, c'è di tutto, il meglio e il peggio.

Quello degli influencer amatoriali è solo un aspetto, un ingrediente del pentolone. Nulla a che fare col grillismo o l'attivismo smanettone, altre piume dell'uccellino blu: tra questi anonimi di successo il comune denominatore è il senso dell'umorismo, pure esasperato, e un buon livello medio di istruzione. "La soddisfazione principale è proprio quella di arrivare per ciò che si pensa, senza la mediazione forte dell'immagine o del contesto sociale. È un modo di confrontarsi con un numero e una qualità di interlocutori altrimenti impensabile per me che sono timidissima" spiega egyzia, tipografa di Olbia appassionata di architettura.

Ci crede un po' meno Natalia Cavalli, violoncellista romana con due lauree che lavora a Milano in un'agenzia letteraria: "Riscuoto molto successo quando mi chiedo, per esempio, se l'analisi di Heidegger sulla dimenticanza dell'essere può essere iscritta nei termini di una storia della decadenza. Ma a onor del vero, credo che un buon uno per cento si debba attribuire alle tette nella foto". Fermi là: si vede più roba su un autobus. "Credo che Twitter sia il luogo per la meritocrazia sociale per eccellenza" esagera un tantino l'aretina Bonella C., alias Bonnie La Cozza, impiegata in un agriturismo, laurea in Lettere con indirizzo musica e spettacolo.

E dunque cosa avrà mai da dire di così interessante Marco Marcello Lupoi, direttore publishing della Panini, da catturare anche la figurina di Obama? "Twitter ha un suo algoritmo per cui se hai tanti follower il sistema ti alimenta il numero, proponendoti come "persona da seguire". Così è arrivato anche Obama, dio solo sa perché, e l'algoritmo si è ulteriormente rinvigorito. Ma a parte ciò, quando catturi l'esperienza o l'idea che vuoi ricordare, e la immetti in un tweet, e sono 140 caratteri che rollano sulla lingua come un vino perfetto, allora sì, hai una certa soddisfazione, anche creativa. Altri vantaggi zero: solo quello di essere ammesso in visita al quartier generale di Twitter a San Francisco come uno dei Vit (Very Important Twitterer) italiani e rimediare una T-shirt".

Francesco Altomare, economista calabrese, è un altro dei pionieri, twitta dal 2007 quando si parlava in terza persona a quattro gatti: "È uno strumento che senza alcuna competenza ti permette di mettere online il tuo pensiero nel giro di pochi secondi, ti fa sentire parte di qualcosa di realmente grande. Per diventare un opinion leader bastano una connessione a Internet e un cervello (ben appuntito)". Non sono requisiti base, ma se volete sfondare su Twitter (a parte i vari decaloghi che circolano in Rete e i software dalle gambe corte per drogare di utenti fasulli il proprio pubblico) aiutano anche un po' di esibizionismo, protagonismo e ossessività. E qualche buona regola di comportamento: "Non rispondere alle provocazioni. Fare attenzione alla grammatica. Retwittare poco, ma cose fondamentali" enumera Macchianera: "Non utilizzare Twitter esclusivamente come veicolo pubblicitario o di promozione. Quando c'è un certo tipo di convenienza forse si è utili a se stessi, ma non agli altri, e credo che chi ti segue se ne accorga".

"Sono uno che dice cose abbastanza ovvie e le dice in modo abbastanza ovvio. Mi sembra ovvio avere seguito in un mondo ovvio": minimizza, ovviamente, Insopportabile, ingegnere sardo, 45 anni. "Poter lanciare un'idea, discuterla, vedere che prende strade inaspettate e sorprendenti, diventa fiume e scardina argini e dighe di supponenza o scema inesorabilmente nell'ansa dell'indifferenza: osservare questo spettacolo mi gratifica. Sono dentro un videogame di parole".

Il confine con la dipendenza o l'alienazione è sempre sottile, l'autoironia l'unico antidoto. "Ora ogni cosa che faccio, vedo o sento, mi fa domandare "come posso raccontarla in 140 caratteri". Finisco col ragionare per tweet... Ma tutti noi ci crogioliamo al pensiero di poter smettere quando vogliamo" si schernisce Bonnie.

Comeprincipe ha una platea di oltre ventimila follower, si chiama Matteo ed è un contabile pugliese trentatreenne che si definisce ragioniere "a indirizzo classico": "Uso Twitter, o a questo punto dovrei dire che lui usa me, dal 2009, ma è dal 2011 che ne ho fatto uno strumento di sopravvivenza intellettuale. Non è facile attrarre l'attenzione utilizzando solo l'alfabeto. Amo scrivere di quel che rende infelici i meschini come me: sentimenti, beghe morali e tutto il resto. Dedico a Twitter tutta la giornata, nel senso che da quando apro gli occhi la mia mente lavora costantemente su due livelli, quello concreto dell'occupazione che regolarmente porto a termine e quello dello 'spettacolo' che amo regalare a chi mi legge e quindi a me stesso. Ma non lo nascondo: è l'unica parte della mia vita che mi renda la soddisfazione che ho sempre sognato. Mi rende vivo. Mi tiene dritto. In piedi. Dimentico tutto e mi sembra di avere un bel motivo per combattere. La regola è esserci. Sempre. Macinare continuamente notizie, luoghi, volti, nomi, emozioni. Twitter crea dipendenza. Assolutamente. Inevitabilmente. Ed è difficilmente guaribile. L'attenzione degli altri è l'ossigeno di una società effimera che però non giudico. Ne sono parte e non ho mai fatto niente per guarirla".

C'è l'effetto autoterapeutico, a compensare: "Risparmio molto di psicologo" scherza Natalia Cavalli. "Twitter è un modo per sfogarsi e lo sfogo deve essere quotidiano e continuativo per una colata lavica come me. Penso di avere tanto seguito, sinceramente, perché sono una furba che sa abbinare il bell'aspetto all'ironia senza filtri" sorride la Grande Lebowska, cioè una professoressa (supplente) di fisica a San Benedetto del Tronto.

"Essere Dio mi porta via un sacco di tempo, ma dato che ero disoccupato il tempo non mi mancava" si confessa dall'alto dei suoi 125mila follower Dio in persona, un trentunenne di Foligno che, grazie a questa trovata, sta rimediando varie collaborazioni come autore: "Twitter ha dato un senso alla mia laurea in Filosofia; mi ha fatto trovare lavoro, più di una volta, arricchire il curriculum, viaggiare, conoscere tanta gente e tanti amici (forse troppi), e se ho fatto bene i miei calcoli siamo solo all'inizio". Ecco: quanto durerà questo quarto d'ora di celebrità? "Fino al prossimo social network che riuscirà a stravolgere veramente, nuovamente, il modo di parlare e comunicare". Parola di Bonnie La Cozza. Anzi, tweet.